In questa videointervista il prof. Alessandro De Felice partendo dall’origine del fascismo ci parla di tutto il ventennio attraverso le novità storiografiche che ha approfondito nei suoi studi.
In relazione proprio al al primo fascismo mi sembra interessante la vicenda dei finanziamenti che sarebbero arrivati dalla Gran Bretagna nella persona di Samuel Hoare che sarebbe stato, diciamo, il terminale dei flussi di e delle direttive britanniche della creazione del Popolo d’Italia. Tralasciamo il ruolo di Filippo Naldi. Ma la figura di Samuel Hoare la ritengo importante perché parlando degli accordi tra Hoare e Laval e quindi poi di quella che sarebbe potuta essere la direttrice di politica estera italiana che avrebbe preservato l’Italia dall’abbraccio mortale col nazionalsocialismo tedesco, ho ritrovato Samuel Hoare nel famoso diario di Castellano perché lui ebbe un ruolo importante.
Questo diario di Castellano, che io acquistai negli Stati Uniti, non è mai stato pubblicato integralmente, perché nei documenti diplomatici italiani editi dalla Farnesina, dal Poligrafico della Zecca dello Stato si parla, curati da Pastorelli, la stessa Elena Aga Rossi che parla nel nel libro “L’inganno reciproco”1, una parte di questo diario e di questa di questa sezione archivistica rimase negli Stati Uniti. Io sono riuscito ad acquisirla una ventina di anni fa e adesso la sto pubblicando. Adesso la sto pubblicando all’interno di un’edizione anastatica e integralmente consta di ben 92 pagine. Qui c’è la descrizione dettagliata di Castellano di tutto quello che dal suo punto di vista, ovviamente, con tutte le sue doppiezze e ambiguità, è stato il periodo tra il 25 luglio del 1943 che è un altro buco nero storiografico per quello che ancora non si sa.
Benché le ultime acquisizioni legate alle carte di Federzoni, acquisite dall’Archivio di Stato, hanno chiarito determinati aspetti legati alle versioni fasulle che furono date soprattutto da Federzoni e da Dino Grandi che riuscì a ingannare persino Renzo De Felice. In quest’ottica la figura di Dino Grandi è una figura importante per quello che ha rappresentato, è per quello che non ha detto.
Ma cosa non avrebbe detto?
Innanzitutto sarebbero sostanzialmente tre i soggetti che avrebbero falsato a posteriori la dinamica dei fatti avvenuta all’interno di quella famosa notte del Gran Consiglio che va dalle 17, 30 del 24 luglio 1943 alle 02:00 di notte del 25 luglio del ’43, che è stata determinante per l’Italia perché è stata la premessa per lo scoppio della guerra civile. Ebbene. Federzoni, Grandi e lo stesso de Marsico – che è la figura principalmente negativa in questo – hanno falsato le loro ricostruzioni perché sulla base di quelli che sono, diciamo gli iscritti e gli incroci documentali, tra l’altro ben riportati nell’ultimo convegno che c’è stato e negli atti che sono scaturiti recentemente legati all’acquisizione dell’Archivio di Stato delle carte Federzoni, si evince chiaramente che tra Grandi, Federzoni e de Marsico ci fu una concordata esposizione fasulla di quella che era stata la dinamica reale delle discussioni all’interno di quel famoso pomeriggio-nottata del 24-25 luglio, legati soprattutto al fatto che si è taciuto il timido tentativo di Mussolini, che poi sbagliò per la sua passività legata alla fiducia verso il re, perché tra l’altro era stato tenuto all’oscuro. Ma quello che viene avallato da Grandi, soprattutto, e da Federzoni – de Marsico non lo considero neanche e neanche Bottai – fu il fatto che loro avessero fatto l’ordine del giorno Grandi, come hanno voluto far credere a fine guerra, per estromettere Mussolini dal potere. In realtà non è così, perché fu convocato il Gran Consiglio perché avrebbero spinto Farinacci da un lato e Scorza dall’altro lato. per fare in modo che Mussolini conservasse la guida della direzione politica dello Stato restituendo la delega del comando delle forze armate.
Quindi, ritornando alla tua domanda dov’è che c’è stata, diciamo, la menzogna di Grandi e di Federzoni? Nel voler fare intendere che loro avevano indetto l’ordine del giorno per fare fuori Mussolini e per decretare la fine del regime. Questo non è vero, perché loro – e soprattutto Bottai, Galeazzo Ciano e la gran parte dei congiurati – quando non si rendono conto che il re aveva già deciso di abbattere il fascismo perché c’era la cricca militare di Castellano, Ambrosio, Carboni soprattutto e Frignani – che poi finirà alle Fosse Ardeatine – avevano già deciso di fare il salto della quaglia, di passare armi e bagagli con gli alleati. Fermo restando che lo stesso Mussolini, tramite il cardinale Maglione, aveva sondato tramite Galeazzo Ciano dei canali diplomatici prima del 25 luglio con gli alleati. Mentre dall’altro lato, li sondava tramite il generale dei Carabinieri Ugo Luca, alla Legazione di Ankara in Turchia per fare una pace separata.
Il 25 luglio del ’43 si incontrerà la mattina a mezzogiorno con l’ambasciatore giapponese Shinrokuro Hidaka per pressare il Giappone, quindi pressare su Hitler e soprattutto su Molotov, per cercare di fare una soluzione negoziata. Quindi, in questa vicenda completamente intricata e complicatissima del 25 luglio del ’43, non si può liquidare sbrigativamente come è stato fatto da ottant’anni a questa parte, perché è un groviglio psicanalitico, diplomatico, storico mondiale. Questo è ciò che desidero che si capisca. Mi spiego ancora meglio. Perché hanno mentito sia Grandi, sia Federzoni e poi anche gli altri? In realtà l’obiettivo che si intendeva perseguire in quella seduta del 25 luglio del Gran Consiglio, era il ritiro della delega e il comando delle forze armate a Mussolini mantenendolo alla guida del paese, tuttavia, in un gabinetto di unione nazionale per realizzare una uscita negoziata dell’Italia dal conflitto.
Per iscrivervi al Canale di ERODOTO TV cliccate qui sotto
© Enzo Antonio Cicchino, 2024
Tutti i diritti riservati. Tutti i contenuti pubblicati in questo articolo sono protetti da copyright e non possono, né in tutto né in parte, in qualsiasi forma o tramite qualsiasi mezzo, essere utilizzati, modificati, copiati, pubblicati o riprodotti senza il consenso scritto dell’Autore e la citazione della fonte.